sabato 27 aprile 2013

Dalla pagina di facebook di "Egoista."

io c'ho provato a starci lontano, con tutta la potenza delle mie braccia ho tentato di spingere via quei pensieri. ma la sera prima di addormentarmi, il sabato pomeriggio quando ascolto la musica, quando finisco un libro e mi sento un po' sola, la domenica mattina appena sveglia con la pioggia che cade, io penso a lui. penso che le uniche mani che voglio stringere sono le sue, che l'unica schiena che voglio accarezzare sia la sua, che le uniche labbra che voglio baciare siano le sue, che l'unico nome che voglio sussurrare come una preghiera, sia il suo nome.


Cosa fai, oltre a piangere, ad amarlo e ad aspettarlo? Dimmi, ti prego, che pensi ai tuoi capelli, che hai un libro sul comodino, che se lo smalto se ne va tu provvedi a rimetterlo. Dimmi che non ti sei dimenticata dei tuoi amici, che pensi ancora a quel sogno di cui lui non ha mai fatto parte. Dimmi che, se ti ritrovi da sola un sabato qualsiasi, non vorresti morire, che se tua madre prova ad abbracciarti, tu non la mandi via come se fosse solo colpa sua. Dimmi che, quando vai in giro per le tue strade, riesci ancora a vedere i fiori senza pensare che appassiranno. Non è quello il loro lato migliore, non è a quello che devi pensare. Dimmi che non sei veramente convinta che dire “ti amo” voglia dire esser tristi, che riesci a guardare chi si dà ancora la mano senza odiare, non hanno fatto niente quei due, non hai fatto niente tu. Lo sai vero? Non hai fatto niente di male. Dimmi, ti prego, che hai ancora voglia di guardare un film sul divano, che il tuo gelato preferito ti fa venir voglia di ridere un po’, che non credi che amare sia sbagliato. Dimmi che lui non ti ha cambiata, dimmi che sei consapevole di esistere a prescindere da voi. Dimmi, ti prego, che non devo dirtelo io. Dimmi che lo sai da sola, che vali qualcosa anche se lui non c’è.


mi prendo cura della mia pelle ricoprendola di crema
e poi capita che la riempi di cicatrici ricoprendola di squarci


Entrai nell'ospedale e camminai lungo il corridoio per arrivare alla tua stanza. Ti vidi distesa lì, dormendo pacificamente, sembravi felice. Ma poi notai i tuoi polsi e come le bende fossero macchiate di rosso. Mi sedetti affianco a te, osservai tutte le cicatrici che coprivano le tue braccia e capii quante volte avevi avuto bisogno di qualcuno, e quante volte, io non ero lì.
“Non dirmi ‘ti amo’ se mi ami di meno, se non mi ami abbastanza, se mi ami solo un po’. Non dirmelo nemmeno per farmi piacere o perché credi ne abbia bisogno.
Dimmi ‘ti amo’ solo se ti si spacca il cuore, quando non vedi altro e non senti altro.
Quando non riesci a pensarti senza pensarmi, quando è ‘grazie’, ‘grazie’, ‘grazie’ e non sai neanche di che cosa.
E quando non capisci niente e non smetti di guardarmi anche se ho già finito di parlare. Quando non sai cosa facciamo ma sai solo cosa siamo. Un ‘noi’, un ‘qui’, un ‘adesso’.
Non dirmi ‘ti amo’ perché l’hai detto ieri e non dirmelo nemmeno per abitudine o rispetto.
Dimmelo solo se mi senti, se mi senti dentro, attraversarti da testa a cuore e solo quando la gola senti strozzare. Quando sono brividi che aprono la pelle.
E dimmelo ogni volta che vale la pena, dimmelo solo se valgo la pena, se valgo tanto quanto un ‘ti amo’ sincero.”
— L’insostenibile leggerezza dell’essere



“Ci sono laghi e fiumi e il Gran Canyon da vedere, ma io voglio esplorare la fossetta che hai ai lati della bocca.”
—Giulia Carcasi, Stringimi Ancora



Non posso lasciar perdere, non riesco a vedere una vita felice senza la sua presenza. Rimarrebbe un vuoto, un buco nero che distrugge ogni sicurezza.



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